In questi giorni di pandemia, isolamento, distanziamento non riesco a vedere la mia adorata golden girl e neppure i relativi satelliti familiari e allora, da buon cancro, mi rifugio nei ricordi e me n'è venuto in mente uno pre-creatura, che mi fa sempre ridere.
Quando è arrivata la Vale e parliamo ormai di diversi anni fa, ero già molto presa dai miei deliri dietetico-salutisti e mi dilettavo in cucina di conseguenza, avendo come cavia sempre Roberto. Essendo lui magro (grrrrrrrr), geneticamente, irrimediabilmente magro, tutti pensavano e tutt'ora pensano che sia la povera vittima della sottoscritta, arpia e megera senza eguali. Così si sprecavano i commenti, tra amici e familiari, del tipo "povero Robby, non mangia niente".... "chissà cosa le fa mangiare, poveretto" e via così!
Un giorno la Vale ci dice che le piacerebbe farci conoscere i suoi genitori, romagnoli fino al midollo, grandi estimatori e produttori (la mitica nonna Pina) di tagliatelle, cappelletti e straordinarie piadine di cui, il va sans dire, la Golden Girl è ghiottissima. Bruno (il Super nonno) e la Pina ci invitano a cena, sapendo di noi solo che il "povero" Roberto veniva alimentato a zuppa di verza e nient'altro dalla "kattiffissima" me. Ormai questa cosa che Roberto era tenuto a pane ed acqua era diventata una sacrosanta verità per tutti e a niente servivano le mie rimostranze. Inutile dire che Roberto, pur di rimediare un piatto di tagliatelle o una piadina avrebbe sostenuto e alimentato qualsiasi "voce". E infatti, con aria mesta ed emaciata, annuiva tutte le volte che mio fratello raccontava del poveretto che mangiava solo cavolfiore bollito e zuppa di verza che sono, secondo lui, alimenti di ineguagliabile tristezza.
Quindi, una sera di mezza estate raggiungiamo la quasi neo-coppia in Romagna, dove tutto il satellite ci aspettava per una cena che avrebbe sfamato uno squadrone di adolescenti famelici. C'erano piadine con ogni prelibatezza possibile (forse all'epoca mangiavamo ancora carne, mi pare), tagliatelle al ragù, cappelletti in brodo (e come sennò?) e gli arrosticini.... Verdura? Poca, forse sott'aceto, ma non era una priorità. L'obiettivo era sfamare il povero Roberto. Credo che Bruno non si sia ancora ripreso dalla meraviglia e lo stupore della serata e si stia ancora chiedendo dove possa aver messo tutto quello che Roberto è riuscito a mangiare: un piatto abbondante di tagliatelle, due piatti di cappelletti in brodo, 8, ripeto 8, piadine farcite con tutto quello che trovava in tavola e un imbarazzante numero di arrosticini. Alla domanda "ne vuoi un altro po'?" la risposta era sempre "Sì".
Bruno non si capacitava, la Pina era al settimo cielo, finalmente qualcuno che mangiava senza fare troppe storie, mio fratello e la Vale ridevano. Io non potevo fare altro che osservare ed essere sempre più consapevole che quella serata sarebbe rimasta nella storia dei satelliti familiari come la riprova che il poveretto, effettivamente, pativa. Ricordo Bruno che, fra l'esterrefatto e il divertito, continuava a ripetere "ancora? ancora mangi? Eh ma dove la metti tutta sta' roba!".
Qualche tempo più tardi ci siamo trasferiti nella nostra casa in collina e decidiamo di ricambiare l'invito: tutti i satelliti familiari riuniti per un pranzo in giardino. Bruno e la Pina arrivarono, superfighi, con una moto gigantesca, abbigliamento ad hoc e addirittura i microfoni nel casco per comunicare durante il viaggio. Che fighi questi romagnoli!!!!
Per contro, la nonna Gianna e il nonno Franco, pragmatici, erano arrivati la sera prima armati di pentole (perché metti che avessi preparato solo la famigerata zuppa di verza??) e cesoie per potare le rose, sulla fedelissima Polo bianca.
Accogliamo i nostri amati satelliti, li accompagniamo nella consueta visita della casa e poi di tutte le dimore del borgo, il giardino, i boschi e finalmente arriva l'ora del pranzo. Chi mi conosce sa quanto io mi possa essere prodigata, ma in famiglia avevo e continuo ad avere questa fama di una che tiene tutti a stecchetto anche nelle feste comandate. In più, la voce corrente era che a casa nostra si mangiasse solo verdura bollita.
I commensali si siedono e vedo, con un po' di stupore, che Bruno inizia a mangiare con un certo appetito: salame, formaggio, le olive, forse una torta salata, grissini, pane. Allora penso che forse il viaggio, effettivamente un po' lungo, lo avesse stancato e gli avesse messo un certo appetito, ma la Vale mi aveva detto "no, stai tranquilla, mio babbo è uno che mangia poco!". Alla faccia!!! Non smetteva più, ero decisamente stupita, ma anche felice. Evidentemente avevo fatto le scelte giuste.
Dopo circa una mezz'oretta, quando tutto l'aperitivo e gli antipasti erano stati spazzolati, tolgo i piattini e apparecchio con nuovi piatti, più grandi, per le portate principali.
A quel punto vedo Bruno che strabuzza gli occhi e mi chiede "beh, e adesso cosa fai?". Con malcelato stupore dico "porto il primo, no?". E lui, "come il primo, perché non era tutto qui?". "Ma certo che no! Ti pare?" rispondo io, mentre tutti iniziano a ridere. Bruno, ormai certo del fatto che a casa mia non si mangiasse proprio visto l'exploit di Roberto a quella cena di una sera di mezza estate, si era messo avanti con i lavori e prima di vedere sparecchiare, certo che non ci sarebbe stato nulla a seguire, si era ben bene riempito!
Ancora oggi, quando qualche volta in estate andiamo a trovarli al campeggio dove fanno i nonni a tempo pieno, se porto un dolce o qualcos'altro, Bruno chiede sempre "ma l'hai fatto tu?.... Sul serio?", sempre incredulo e stupito!
A riprova del fatto che invece cucino, mangio e alimento anche "l'emaciato" Roberto, vi propongo una ricetta facile, gustosa e naturalmente sana. Questa è dedicata alla Vale e alla mia adorata nipote che ha scoperto la meraviglia dei pancake e al mitico satellite di Romagna.
Buon appetito!
Crêpes di Bretagna
Ingredienti (per 6/crêpes):
100 g di grano saraceno (in alternativa si possono fare anche con farina di miglio ed evitare così le famigerate lectine)
2 uova
150 ml di acqua
1 pizzico di sale di Cervia
10 g (1 cucchiaio allo stato liquido) di olio di cocco
olio di cocco o ghee per la cottura
Procedimento
In una ciotola mettere la farina e il sale, aggiungere l’acqua, le uova e l’olio di cocco. Mescolare con una frusta o un frullino elettrico per evitare la formazione di grumi. Lasciare riposare la pastella per 30 minuti.
Scaldare una padella unta con olio di cocco o ghee, versare una quantità di pastella che ricopra il fondo della vostra padella e per ottenere una crêpe sottile. Cuocere per 2-3 minuti da un lato e poi girarla per cuocere l’altro lato.
Impilare le crespelle in un piatto frapponendo un foglio di carta forno (non trattata) tra una e l’altra per non farle attaccare tra loro.
Potete farcire le crêpes con ricotta di siero di capra, uova in camicia e avocado, tartare di salmone selvaggio e insalatina di finocchi, arancio e olive nere o con quello che vi viene in mente!
Lucia Di Lucca
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