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Ormoni Bioidentici: Q&A

Immagine del redattore: LaRobbyLaRobby

Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di ormoni bioidentici, ormai diventati un argomento di moda soprattutto sui social, ma ciò nonostante mi accorgo ogni giorno che regnano, anche fra gli “addetti ai lavori”, un’enorme confusione e molti pregiudizi, che precludono scelte consapevoli da parte delle persone, per forza di cose non correttamente informate.

Ho quindi pensato di preparare una lista di FAQ (frequently asked questions), allo scopo di fare un po’ di chiarezza e aiutare a capire e decidere in modo responsabile.





Che cosa si intende per bioidentico (o bioequivalente)?

Il termine “bioidentico” viene spesso erroneamente considerato sinonimo di “naturale”. In realtà, sebbene alcuni ormoni bioidentici che utilizziamo comunemente siano naturali perché estratti da vegetali, altri sono prodotti in laboratori farmaceutici e quindi naturali non sono. La buona notizia è che di questo al corpo non importa affatto.

Bioidentico significa infatti identico chimicamente all’ormone analogo prodotto dall’organismo, a prescindere dall’origine della molecola.

Esistono ormoni naturali, come il vecchissimo estrogeno Premarin, prodotto per estrazione dalle urine della cavalla, che non sono bioidentici (o meglio, lo sarebbero per la cavalla ma non per la donna), così come la tiroide secca sarebbe bioidentica per il maiale ma non per l’uomo (sebbene venga considerata un ormone bioidentico).

Mentre gli estratti di piante quali la Dioscorea Villosa, dalla quale si ricavano in laboratorio testosterone e progesterone, sono prodotti fitoterapici naturali ma non sono ormoni bioidentici, perché il corpo non possiede gli enzimi per trasformarli in ormoni come avviene invece tramite estrazione laboratoristica.

Per contro, il chimicissimo Eutirox e i suoi vari compari (Tiche, Tirosint, Liotir ecc.) sono bioidentici perché le molecole sono uguali a quelle prodotte dalla tiroide, e ugualmente vari tipi di estrogeni e progesterone (cerotti e gel di estradiolo, ovuli di estriolo ecc) sono prodotti in laboratorio ma sono bioidentici, esattamente come i galenici di origine vegetale.

Possono cambiare le formulazioni e gli eccipienti, possono essere più o meno biodisponibili e quindi efficaci, ma il principio di base è lo stesso e l’effetto sui recettori identico.


Progesterone e progestinico sono la stessa cosa?

No, il termine progestinico indica vari derivati sintetici del progesterone, utilizzati nelle pillole contraccettive e nelle formulazioni delle terapie sostitutive classiche.

Sono ormoni potenti, necessari per bloccare l’attività dell’ovaio per la contraccezione, ma anche indispensabili per fermare emorragie, controllare endometriosi e fibromi in crescita.

Tuttavia, hanno un’azione completamente differente dal progesterone, che è l’ormone naturalmente prodotto dal nostro corpo, e possono causare molti effetti avversi quali mal di testa, ritenzione idrica, ipertensione, stimolazione del tessuto mammario, alterazioni dell’assetto lipidico e anche problematiche cardiovascolari, che al contrario il progesterone bioidentico tratta e previene.

Poiché purtroppo nella letteratura scientifica tutti questi ormoni sono posti all’interno stessa categoria farmacologica, la classe medica spesso non conosce questa distinzione e li considera allo stesso modo come fonte di potenziali rischi e problemi.


Abbiamo bisogno di integrazione ormonale?

Nessuna donna è uguale all’altra e nessuna menopausa lo è.

Io sono profondamente convinta che il nostro corpo sia progettato in modo perfetto e abbia attraversato millenni di evoluzione adattandosi a qualunque cambiamento e facendo fronte con meccanismi compensativi a tutti gli sconvolgimenti delle fasi della vita (pubertà, gravidanza, allattamento, menopausa, traumi e così via), per cui in condizioni ottimali è in grado di sopperire alla mancata produzione di ormoni ovarici senza manifestare segnali di carenza. Lo dimostrano le centinaia di donne che ho incontrato e incontro nella mia vita professionale che non hanno avuto il minimo disturbo in menopausa ma anche, in modo più autorevole, famosi studi sociologici e antropologici.

Purtroppo però nell’epoca attuale siamo sottoposti ad aggressioni di ogni tipo al nostro equilibrio, a partire da cibo, farmaci, inquinanti ambientali, elettromagnetismo ma anche da stress cronico, che spesso è più severo proprio per noi donne, quasi sempre gravate da incombenze doppie rispetto a quelle degli uomini.

Succede quindi che nel momento cruciale in cui viene meno il sostegno degli ormoni sessuali, un surrene ormai “spremuto” non riesce a far fronte alle aumentate richieste ed esplodono sintomi carenziali, non solo di estrogeni e progesterone, ma spessissimo di ormoni maschili, che si manifestano con la perdita del desiderio sessuale, dell’energia, del tono dell’umore, della massa muscolare per citare i sintomi più frequenti.

Un’altra situazione spesso drammatica è il venir meno improvviso degli ormoni in seguito all’asportazione chirurgica delle ovaie e/o dell’utero: in questo caso, il brusco azzeramento dei livelli senza concedere un minimo tempo di adattamento all’organismo causa quasi sempre disturbi intollerabili e violenti, che riducono in modo severo la qualità della vita.

Sebbene esistano varie strategie per affrontare queste situazioni (fitoterapia, agopuntura, integrazione, attività fisica, tecniche di gestione dello stress, omeopatia eccetera), non sono efficaci per tutte, a volte non sono praticabili per mancanza di tempo o altri motivi e richiedono tempi più lunghi per dare risultati soddisfacenti.

Perché allora non ricorrere a una terapia sostitutiva che non ha quasi controindicazioni e che al contrario risulta protettiva a vari livelli?


Di quali ormoni abbiamo bisogno?

La cosa che più apprezzo della terapia sostitutiva bioidentica è la possibilità di crearla in modo “sartoriale” su misura per ogni donna. Proprio perché siamo tutte diverse, non ci servono gli stessi ormoni e non ci servono gli stessi dosaggi, uguali per tutte, come quelli che ci vengono offerti dalla TOS farmacologica tradizionale.

Anche nella stessa persona, le necessità del corpo sono in continuo mutamento con gli anni, e il cocktail perfetto in perimenopausa o menopausa iniziale non sarà lo stesso di cui avremo bisogno dopo dieci anni.

Il primo ormone che declina fin dalla premenopausa è il progesterone, la cui insufficienza concorre a quella situazione, definita dominanza estrogenica, in cui si manifestano insonnia, disturbi dell’umore, cefalea, tachicardia e palpitazioni, tensione mammaria, ritenzione idrica, vampate e cicli irregolari.

Spesso già in questa fase sono in calo anche gli androgeni, testosterone e DHEA, mentre la carenza di estrogeni in genere è più tardiva, essendo in genere sostenuta dalla produzione a livello del tessuto adiposo.

Quindi, a qualche donna servirà solo il progesterone, ad altre solo gli androgeni, ad altre delle combinazioni variabili, e sempre in dosaggi da tarare sulla base della risposta del corpo.


Gli ormoni sono sicuri?

Nell’immaginario collettivo la parola “ormone” evoca immediatamente lo spauracchio del tumore al seno, anche se in verità la TOS farmacologica ha più rischi cardiovascolari che oncologici.

Curiosamente, al contrario, la pillola contraccettiva che molte donne assumono spesso per decine di anni, magari fumando o essendo in grave sovrappeso o con altri ben noti fattori di rischio, viene considerata addirittura benefica per molte patologie e assolutamente innocua.

Senza volermi addentrare nella solita, evidente constatazione dell’influenza dell’industria farmaceutica sui mezzi di informazione e quindi sulle forme pensiero dominanti, concordo però sul fatto che la terapia sostitutiva tradizionale comporti un certo aumento di rischio di tumore mammario (inferiore comunque di molto a quello che comporta un’obesità anche non eccessiva, tanto per fare un esempio) e di patologia cardiovascolare.

La letteratura scientifica ha invece escluso totalmente che vi sia tale aumento con la terapia bioidentica (in particolare progesterone e non progestinico sintetico), che, soprattutto quando si utilizza la somministrazione transdermica, è addirittura protettiva sul cuore e sulla circolazione.

Detto questo, anche l’estradiolo bioidentico è un fattore di crescita su certi tessuti (mammella ed endometrio), specie se non bilanciato correttamente dal progesterone, e va sempre considerato il suo utilizzo alla dose minima efficace e in assenza di controindicazioni (pregresso tumore ormonodipendente).


Pillole o creme?

La migliore via di somministrazione è quella che evita il passaggio epatico, che sia transdermica (creme, gel, cerotti, spray) o transvaginale in ovuli.

Questo perché il metabolismo che avviene nel fegato inattiva parzialmente gli ormoni (che quindi devono essere assunti a dosaggi più alti) e induce la sintesi di proteine ad effetto trombogeno, con una riduzione dell’effetto protettivo cardiovascolare.

Gli ovuli sfruttano l’effetto locale e sono particolarmente utili per il controllo del ciclo, della dismenorrea, della crescita di fibromi e polipi e sono quindi più utilizzati soprattutto in premenopausa.


È utile fare i dosaggi ormonali?

Personalmente sono molto critica sull’utilità dei dosaggi ormonali per il monitoraggio della terapia, per varie ragioni.

Prima di tutto, i livelli di ormoni fluttuano nell’arco della giornata e sono soggetti a influenze di ogni genere, dal cibo, all’attività fisica, allo stress e così via. A maggior ragione in premenopausa, quando l’attività ovarica è imprevedibile e incostante, possono esserci valori completamente diversi da un giorno all’altro.

Inoltre, in genere misuriamo la quota totale di ormone e non quella libera, cioè quella che sta realmente funzionando. Infine, i dosaggi ci dicono la quantità di ormone nel sangue ma non quella nei tessuti.

Pur con queste riserve, a volte sono utili per chiarire dei dubbi quando la sintomatologia non ci aiuta, o ci sono risposte insolite o inaspettate alla terapia, o per stabilire un punto di partenza, seppure approssimativo.

Continuo però a sostenere con grande convinzione che il nostro compito sia curare le persone e non gli esami del sangue e a credere molto di più a ciò che mi dice il corpo piuttosto che a un referto di laboratorio. Nessun parametro ematochimico potrà mai avere l’attendibilità di un’attenta anamnesi e analisi dei sintomi e segni, se abbiamo la cura e la pazienza di ascoltare, osservare e interpretare ciò che chi ci sta davanti ci riferisce.


Mi auguro che questi sintetici chiarimenti possano dare una mano ad orientarsi nel complesso mondo delle terapie ormonali, ma invito chi volesse approfondire l’argomento a leggere il libro di Monica Bertoletti e mio, “Menopausa- Il tempo ritrovato” e, purtroppo solo per chi maneggia la lingua inglese, i testi di Christiane Northrup, John Lee, Thierry Hertoghe, Uzzi Reiss, Michael Platt, fra i più noti pionieri ed esperti mondiali.

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